I concentratori di ossigeno sono dispositivi impiegati in ambito medico e sono prescritti a coloro che sono affetti da patologie respiratorie che determinano una riduzione dei livelli di ossigeno del sangue.
Oggi sono disponibili varie tipologie di concentratori la cui scelta dipende dalle specifiche situazioni. Tipicamente si distingue tra apparecchi fissi, trasportabili e portatili.
I concentratori fissi sono quelli di maggiori dimensioni, con un serbatoio molto grande, e sono una soluzione utilizzata molto spesso nel caso di pazienti lungodegenti, curati in ambito domiciliare o in strutture come le RSA. Vengono collegati alla rete elettrica.
I concentratori trasportabili hanno dimensioni inferiori, una minore capienza di ossigeno, e possono essere facilmente trasportabili da una stanza all’altra perché sono dotati di ruote o di un carrello per il trasporto, ma non sono molto pratici qualora ci fosse la necessità di recarsi fuori casa; funzionano a corrente e a batteria.
La terza opzione è rappresentata dai concentratori di ossigeno portatili, che si caratterizzano per la loro praticità; sono infatti di dimensioni molto ridotte rispetto ai precedenti e non sono troppo pesanti. Sono dotati di una batteria che consente loro diverse ore di autonomia.
I pro dei concentratori di ossigeno portatili
Il principale pro di un concentratore di ossigeno portatile sta nel fatto che può essere comodamente trasportato ovunque. Si tratta, infatti, di un dispositivo molto compatto e che ha un peso non eccessivo e, di conseguenza, permette al paziente di compiere la maggior parte delle attività quotidiane.
Come accennato in apertura, questa tipologia di concentratori è dotata di batterie ricaricabili e quindi, periodicamente, è necessario effettuare la ricarica.
Possono essere a flusso continuo o a dose pulsata, nel primo caso il dispositivo eroga ossigeno a velocità costante, come nel caso dei concentratori d’ossigeno fissi, mentre nel secondo caso, l’ossigeno viene erogato soltanto quando il soggetto compie l’atto di inspirazione.
Vi sono anche concentratori d’ossigeno che offrono sia la modalità a flusso continuo, ideale quando si è in attività o in quei soggetti che hanno necessità di un flusso costante di ossigeno, che quella a dose pulsata, ideale nelle fasi di riposo.
Concentratori di ossigeno: quando vengono prescritti
Il ricorso ai concentratori di ossigeno, ovvero all’ossigenoterapia, si rende necessario allorquando, a causa di una patologia, i livelli di ossigeno nel sangue scendono sotto un determinato livello.
Il range di normalità per quanto riguarda la saturazione di ossigeno nel sangue (SpO₂) va dal 95 al 100% e grazie all’ossigenoterapia si possono riportare e mantenere i livelli di ossigeno entro questo intervallo di normalità.
La verifica dei livelli di saturazione d’ossigeno può essere fatta con un piccolo strumento medicale denominato saturimetro (o pulsiossimetro) che di norma fornisce anche la frequenza cardiaca.
L’ossigenoterapia deve essere prescritta dal medico curante o da uno pneumologo.
Concentratori di ossigeno: principi di funzionamento
Un concentratore di ossigeno aspira l’aria ambientale nella quale, com’è noto, è presente una rilevante quantità d’ossigeno (20,95%; il resto è per lo più costituito da azoto, circa il 78%).
In sostanza, dopo aver aspirato l’aria dall’ambiente, il dispositivo la convoglia verso un setaccio che adsorbe l’azoto lasciando passare l’ossigeno. Questo viene a sua volta convogliato verso un serbatoio dal quale viene prelevato per essere somministrato al paziente.
L’ossigeno medicale che viene erogato dai concentratori ha una purezza che va dal 93 al 96% circa.