Bobby Fisher: il re degli scacchi

Bobby Fisher nacque il 9 marzo 1943 a Chicago, Illinois.

I suoi genitori, Regina ed Herman, erano entrambi ebrei ed appassionati di scacchi, tanto che all’età di 6 anni Bobby apprese proprio dal padre i primi rudimenti del gioco.

Il futuro campione del mondo dimostrò fin da subito un talento naturale per questo sport, iniziando a partecipare a tornei locali in cui si parlava sempre più spesso di lui come un giocatore estremamente talentuoso, con delle capacità fuori dal comune.

Infatti, all’età di 13 anni si affermò come il più giovane campione del mondo junior di sempre e nel 1958, a soli 15 anni, diventò il più giovane campione degli Stati Uniti di tutti i tempi.

Solo 4 anni più tardi, nel 1962, bruciando tutte le tappe divenne il primo giocatore statunitense a raggiungere la finale del Campionato del Mondo di scacchi, dove tuttavia non riuscì a prevalere sul campione sovietico Mikhail Tal.

La sfida al Campione del Mondo

Nel 1972, Bobby Fisher ebbe però una seconda opportunità di diventare il re di questa disciplina.

Infatti, gli venne offerta l’opportunità di sfidare il campione del mondo Boris Spassky, in una partita che venne definita “Lo Scontro del Secolo”.

Infatti, all’epoca Spassky era un famoso scacchista sovietico, che a soli 23 anni si era già affermato come campione di scacchi in patria e che nel 1965 era divenuto campione del mondo, avendo sconfitto il campione in carica, il tedesco-austriaco Tigran Petrosian.

La partita era altamente attesa dai media e dai fan di questo sport in tutto il mondo, poiché rappresentava la sfida di un giovane e talentuoso giocatore statunitense al predominio sovietico nei campionati del mondo di scacchi, che durava ormai da decenni.

Inoltre, essa diventò uno dei simboli della Guerra Fredda, poiché i 2 giocatori rappresentavano di fatto le principali potenze mondiali dell’epoca, ossia gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Il match fu organizzato dalla Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE) e fu sponsorizzato da diverse aziende, tra cui la Phillips e la Fiat, venendo trasmesso in diretta televisiva in molti Paesi del mondo, diventando uno degli eventi sportivi più seguiti del 1972.

La partita consistette in una serie di 11 incontri, che si svolsero tra l’11 luglio ed il 31 luglio del 1972, a Reykjavik, in Islanda: la sfida fu molto tesa, tanto che Fisher minacciò anche di ritirarsi, a causa di alcune controversie sulla sala giochi e sull’illuminazione.

Infatti, l’americano insistette molto sul fatto che le condizioni di gioco non erano assolutamente adeguate e che l’illuminazione artificiale gli comportava molto fastidio agli occhi.

Al fine di risolvere la questione, vennero quindi intavolate difficili trattative e alla fine Fisher accettò di continuare la partita, dopo che furono apportate alcune modifiche alle condizioni di gioco.

Tuttavia, ci furono anche dei momenti di pausa durante la competizione, in cui entrambi giocatori si concedettero del tempo libero per riposare e per prepararsi al prossimo incontro ma nonostante questi break, la gara fu davvero molto intensa.

Alla fine, fu Fisher a spuntarla, vincendo il match con un punteggio di 7 a 4, diventando quindi il primo campione del mondo non sovietico dal 1948.

Da quel momento in poi, Bobby Fisher divenne una celebrità internazionale, in quanto personaggio simbolo della vittoria degli Stati Uniti a danno dell’Unione Sovietica, durante la Guerra Fredda.

Tuttavia, la sua vittoria fu anche seguita da una serie di controversie e problemi personali, che lo portarono a ritirarsi dal mondo degli scacchi per molti anni.

Volendo essere più precisi, vi è da dire che uno dei motivi principali per cui Fisher si ritirò fu il suo atteggiamento estremamente controverso e scontroso, che lo rese impopolare sia tra gli altri giocatori che tra il pubblico.

Infatti, Fisher aveva sempre avuto una personalità complessa e difficile, ma dopo la vittoria contro Boris Spassky divenne ancora più discutibile, in quanto iniziò a rilasciare dichiarazioni razziste e anti-semitiche.

In tutto ciò, non perse poi tempo per criticare duramente gli altri giocatori e le organizzazioni scacchistiche, tanto che dopo aver vinto il Campionato del Mondo si rifiutò di difendere il titolo nel 1975 e fu sostituito come campione del mondo dallo sfidante sovietico Anatoly Karpov.

Fisher, non giocò mai più un’altra partita ufficiale di scacchi, tuttavia nel 1992 accettò di giocare una match di ritorno non ufficiale contro Boris Spassky in Yugoslavia, che era all’epoca soggetta a sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti.

In seguito a questa violazione, ebbe diversi problemi con le autorità statunitensi, passando ben 7 mesi della sua vita in un carcere del Giappone, mentre aspettava che venisse risolta la sua situazione legale.

La sindrome di Asperger di Bobby Fisher

Negli ultimi anni della sua vita, Bobby Fisher è stato spesso definito come un uomo eccentrico e controverso, con comportamenti e opinioni spesso bizzarri e scontrosi.

In seguito alla sua morte, alcuni hanno suggerito che potesse soffrire di sindrome di Asperger, una forma di autismo che può causare difficoltà nella comunicazione e nella comprensione delle emozioni degli altri.

Anche se non ci sono prove definitive a sostegno di questa teoria, molti hanno sostenuto che la sindrome di Asperger potrebbe aver contribuito alla personalità complessa e controversa di Bobby Fisher.

Curiosità ed ultimi anni di vita di Bobby Fisher

Della vita sentimentale di Bobby Fisher non si hanno molte notizie, infatti non è mai stato sposato e non ci sono provo che egli fosse omosessuale.

Quel che è certo però e che alla fine della sua vita, Fischer visse in estrema povertà e fu spesso al centro di controversie legali a causa dei suoi problemi con le autorità locali e le autorità finanziarie.

Fu così che morì a Reykjavik nel 2008, all’età di 64 anni, per via di una malattia renale: il campione si era trasferito in Islanda da soli 3 anni.

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